Il potere è nelle parole

Il potere è nelle parole
Mi rende felice scrivere libri. Perdippiù ...ne uccide più la penna che la spada...

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martedì 7 agosto 2012

FIGLI... ADULTESCENTI


Secondo la legge, a 18 anni si diventa maggiorenni e quindi adulti dal punto di vista legale, nel senso che si può votare, non si necessita della firma dei genitori per giustificare le eventuali assenze scolastiche, si è responsabili delle proprie azioni e così via. Il problema è che a 18 anni, al giorno d'oggi non si è per niente adulti; l'adolescenza si protrae ben oltre tale età, in particolar modo ai giorni nostri ed in Italia specialmente. Conosco un solo maggiorenne che è "adulto"; per necessità. Cioè provvede per se stesso in tutti gli aspetti della vita quotidiana, dagli studi, all'alloggio, al cibo, per finire con i vestiti e le "operazioni" di pulizia.
Solo pochi decenni fa si diventava "adulti" molto prima... Nella maggior parte dei casi era un "dovere" diventare grandi e responsabili. Chi non conosce le situazioni del dopoguerra in cui il figlio/a maggiore provvedeva sostanzialmente per i fratelli/sorelle più piccoli? 
Nei ricordi dei miei genitori, classe 1930 e dintorni, il lavoro cominciava verso i 7-8 anni. Nei miei ricordi, classe 1965 e dintorni, il lavoro iniziava verso i 14-15 anni. Per le classi post 1980 l'esercizio del lavoro si è spostato oltre i 20 anni di età ed oggi, dopo la laurea, hai almeno 25 anni prima di cominciare a lavorare, sempre ammesso che tu abbia voglia di lavorare e la fortuna di trovare un impiego; se poi la tua carriera universitaria si protrae in specializzazioni e dottorati vari, prima dei trenta non smetti di studiare... L'operosità arriva sempre più tardi ed i costi per mantenere i figli agli studi aumentano proporzionalmente all'aumentare degli anni di studio.
Così, a 25 anni, è molto facile essere ancora dei perfetti adolescenti, senza un'idea di cosa significhi "autosufficienza" o "indipendenza", grazie anche a delle generazioni di genitori omnipresenti ed iper-protettivi, ancora convinti che la lunghezza degli studi sia un "dippiù" in campo professionale. Vista la disoccupazione giovanile galoppante, mi sembra il caso di ripensare alla correlazione studio-età adulta-lavoro-indipendenza.
Cosa può fare un genitore per l'adultescenza? 
Ecco alcuni esempi. Gli studenti conoscono la parola "cibo biologico"... Basta fargli vangare un paio di metri quadri di terra, farglielo concimare con del letame bello puzzolente e poi fargli seminare i pomodori; annaffiare il tutto e seguire con cadenza giornaliera... ed ecco che il "cibo biologico" assume tutt'altro significato per un 16-18enne. Un conto è leggere "cibo biologico" su internet o sui libri; un'altra cosa è mettere in pratica una piccola produzione "biologica" con le proprie forze. I giovani conoscono anche le parole "eps", "abs", "navigatore incorporato", "bluetooth" ed "mp3" in riferimento alle automobili... basta fargli montare il ruotino di scorta (magari simulando una foratura), ed ecco che quest'automobile così bella, così perfetta, diventa un esercizio pratico per capire che... a volte bisogna saper cambiare una ruota!
Ricordo molto bene il momento in cui sono diventato "adulto": mia madre mi chiese semplicemente di andare in posta a pagare la bolletta della luce. Non mi diede soldi, però.
Ed io, che già guadagnavo da qualche anno e ne avevo ormai quasi 20, mi ritrovai senza soldi l'ultimo sabato del mese. Niente soldi, niente uscita fino allo stipendio seguente. Quel giorno, ma proprio quel fine settimana lì, è quando ho capito cosa significa essere "adulto". E smisi di compoirtarmi come un adolescente.


Felicità
Enzo

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