Il potere è nelle parole

Il potere è nelle parole
Mi rende felice scrivere libri. Perdippiù ...ne uccide più la penna che la spada...

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venerdì 18 novembre 2011

LA STORIA DI SERAFINO

Oggi mi sono preso una mezz'oretta di relax "pensativo": basta sedersi sul divano e chiudere gli occhi...
Chissà perché ma i ricordi sono andati ai tempi della scuola, dalle elementari fino alle superiori. Ho ricordato un po' di tutto. Anche le prese in giro per il posto in cui abitavo e per il dialetto che parlavo. Anche la canzone di Celentano, che ascoltavo mentre facevo qualche lavoretto di carpenteria meccanica durante l'estate. Quando ho riaperto gli occhi..... mi sono accorto che sono passati più di vent'anni: sono passati in un batter d'occhio; quello che si fa per aprirli dopo aver speso una mezz'oretta a "pensare". Sono chiusi e ci si ricorda eventi del passato, oppure si immagina il futuro... per trovarsi di fronte al presente una volta che si riaprono.  Ecco, in quel riaprire gli occhi, passano tutti gli anni, ricordati (per il passato) o immaginati (per il futuro).

Oltre 25 anni fa, non avevo un soldo. Tagliavo legna nel bosco, oppure raccoglievo funghi e castagne. Oppure riparavo un motorino o gli attrezzi a qualcuno per guadagnarne. I miei compagni di classe mi chiedevano quanti funghi dovessi vendere per poter bere il cappuccino al bar la mattina... oppure quante legna servivano per comprare una moto. Erano domande di scherno, a cui non davo comunque molta importanza. Però le ricordo.

Al rammentare le parole della Storia di Serafino: "...e libero come l'aria, purissima, del mattino, a vivere là sui monti ritorna Serafino...." ho collegato in qualche modo la mia adolescenza ai giorni di adesso e mi son ritrovato a fare degli inevitabili confronti.  Su queste splendide colline che mi circondano (quelle delle Valli del Natisone), l'aria è proprio purissima -e non solo al mattino- e profumata dagli odori della natura. La libertà... si vive ogni giorno, qui...
Libertà di camminare, di far giocare i propri figli senza preoccuparsi del traffico o di eventuali "malintenzionati". Libertà di curare l'orto, il giardino, il prato oppure il bosco... libertà di vedere la selvaggina che attraversa la strada o gli uccellini che vengono a mangiare i semini che gli lasci sul davanzale adesso che fa freddo, e per loro diventa difficile procurarsi il cibo. Libertà di mettere il volume della musica al massimo.. perché tanto nessun vicino è cosi vicino de essere disturbato e non si lamenterà comunque.

Ma la libertà, quella vera, la più grande di tutte... è quella di poter scegliere. Scegliere se stare qui, in mezzo alla natura, a venti minuti d'auto dalle "comodità" della cittadina, oppure se andarci in mezzo, a quelle "comodità".  Sì. Qui si può scegliere. Si può andare a comprare i pomodori in negozio; oppure seminarli dietro casa. Si può scegliere tra la piscina ed il torrente. Tra la mountain-bike nel bosco e la bici da corsa sull'asfalto. Tra il silenzio e la confusione. Tra il traffico delle auto e la solitudine di una pedalata. Tra lo smog e l'aria pulita. Tra l'acqua minerale in bottiglia o l'acqua della fonte (e chi lo sa più... che cos'è l'acqua di sorgente!). Tra cercare funghi, o castagne, e il lavorare in un ufficio o una fabbrica. Tra il sedersi al computer oppure svolgere un'attività fisica, manuale.

Per chi vive a Milano -per esempio- queste scelte non esistono. Tra casa mia ed "il mondo d'oggi" ci sono 20-30 minuti d'auto. Da quaranta minuti a due ore per l'aeroporto. Dodici ore d'aereo per qualsiasi altro posto del mondo.   Eppure qualcuno mi dice... "abiti lontano".     Ok. Ma lontano da dove?

I miei nonni erano lontani dal "mondo moderno". Tre ore di cammino almeno. Anche due giorni di cammino, a volte.  Eppure... il loro mondo, in alcuni aspetti, era più moderno del nostro; per esempio nella costruzione di una casa. Oggi si lavora 30 anni per pagare il mutuo di una casa... I miei nonni, invece, facevano così: spendevano 3 o 4 anni per procurare i materiali dalla natura (pietre, legname, calce) Poi, lavoravano per ottenere -in natura- tegole e pianelle, vetri, serrature e cerniere varie; durante circa 6-8 mesi. Quando tutto il materiale era pronto, cominciavano la costruzione. Si cominciava presto, in febbraio, per finire prima dell'inverno, verso metà novembre (muri, pavimenti a solaio, il tetto). Durante l'inverno si costruivano gli infissi (porte e finestre), da montare man mano che erano pronti. Per aprile dell'anno dopo, la casa era finita.
Chi era più povero, costruiva un'abitazione piccola. Chi stava meglio, una più grande. Qualcuno usava travi e paglia per fare il tetto, rinunciando a tegole e pianelle per mancanza di ...forza lavoro... che serviva per ottenerle.  In totale, partendo da zero, una casa si costruiva in 5-7 anni al massimo. Senza rinunciare al cibo, al ballo, alla briscola al bar, alle feste di carnevale, alla sagra del paese.

Non so se, oggi, siamo più moderni noi che che non arriviamo a fine mese oppure se erano più moderni loro nel loro vivere di faticoso lavoro e frugalità. Chissà...

Felicità
Enzo

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