Conoscevo Steve Jobs solo di fama. Ho usato qualcuno dei suoi prodotti e non ne ho avuto nessuno. Non ho mai dubitato che fosse un genio, una di quelle persone che sanno restare uniche, che non si adeguano alla massa, che sanno pensare diversamente (dalla massa, appunto), che seguono la propria passione e la propria missione. Che non hanno paura se non hanno fatto l'università, che anche se sono figli adottivi, non importa. Che anche se vengono allontanati da ciò che hanno creato, ricominciano da zero. Steve Jobs poteva fare a meno di Apple, ma Apple non è riuscita a fare a meno di lui. Neanche noi.
In ogni caso, ha lasciato un segno tangibile della sua presenza; qualcosa che resterà con noi per molto tempo. Le sue creazioni sono l'estensione della sua vita fisica. Quella vita di cui ha celebrato la morte come miglior invenzione della vita stessa. E la morte, lui l'ha vista da vicino, prima di vivere veramente ogni giorno come se fosse l'ultimo, fino a che l'ultimo giorno è arrivato. "Il mio lavoro è renderti felice" è ciò che Steve Jobs ha fatto a milioni di persone. Una cosa ho capito oggi, ascoltando il suo discorso all'università di Stanford: ha vissuto come ogni essere umano dovrebbe vivere. Ed in realtà non è morto; è semplicemente entrato nella schiera degli indimenticabili.
Voglio dedicargli queste parole - di Pablo Neruda- in aggiunta al suo messaggio "be hungry, be foolish".
Eterna gioia, Steve.
"Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore di fronte all’errore ed ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Lentamente muore chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità".
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