Il potere è nelle parole

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Mi rende felice scrivere libri. Perdippiù ...ne uccide più la penna che la spada...

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giovedì 12 settembre 2013

Tasse, imposte e fisco

                       
Da buon appassionato di economia e finanza mi sono imbattuto nella 'curva di Laffer'; uno schizzo disegnato da un eminente economista su un tovagliolo di carta per spiegare ad un politico americano la correlazione tra percentuale delle imposte e gettito fiscale. Benché non fosse fondata su una ricerca reale ed approfondita, probabilmente riflette la logica legata al buon senso più comune: più aumenti le tasse, meno tasse vengono pagate perchè.... (lo vediamo più avanti). 

"Alcuni fiscalisti, in base a questa curva, propongono il ritorno a un sistema di tassazione ad aliquota unica (flat-tax), pari al valore ottimo che massimizza il gettito fiscale.... e non è detto che un sistema ad aliquota unica sia più valido di uno a più aliquote.   La flat-tax, dove tutti pagano la stessa aliquota, appare ingiusta, in quanto obbliga i meno abbienti a pagare quanto i ricchi.[senza fonte] Ad essere scrupolosi la flat-tax incorpora già un certo quantitativo di equità e questo è un fatto (es. se Tizio ha un reddito di 300.000€ e Caio ha un reddito di 100.000€ e vige una flat tax al 10%, il più ricco sta pagando già così di più, perché 30.000€ è di più di 10.000€), mentre l'equità dell'imposta progressiva è solo un'ipotesi, non essendo mai stata dimostrata in modo quantitativo."
Questo "appare ingiusta" è alquanto fuorviante in quanto presuppone che 30.000 sia più di 10.000. Il che, in termini assoluti è corretto, mentre dal punto di vista 'dell'equità fiscale' è errato. Le aliquote fiscali si esprimono con percentuali, non in valori assoluti. Quindi, colui che paga 30.000 sta pagando esattamente quanto colui che paga 10.000 (ovvero il 10%) in quanto l'importo pagato è direttamente proporzionale al reddito disponibile (300.000 e 100.000). L'aliquota unica sarebbe la più 'giusta' che ci possa essere, proprio perché espressa in percentuale. Il problema è che -in generale- non sappiamo cos'è un valore percentuale o un valore assoluto e non siamo -sempre generalizzando- abituati a confrontarli e ragionarci sopra.

Ed ecco perchè all'aumentare delle tasse, diminuisce il gettito fiscale:
si tratta di semplice buon senso e psicologia elementare. I redditi, in generale, vengono prodotti dalle imprese (che pagano dipendenti, fornitori, oltre alle varie tasse) e sui guadagni, si calcolano le imposte da pagare. Il problema è che quando si comincia a 'perdere' il 40% o il 50% dei propri guadagni a causa delle tasse, ci si accorge che il 'socio parassita' (colui che tassa) guadagna molto di più del 'socio attivo' (colui che produce il guadagno). Il risultato è che passa la voglia di 'fare impresa' e quindi nascono meno imprese nuove. Perdippiù, alcune delle imprese esistenti preferiscono chiudere i battenti o emigrare. Di conseguenza ci sono meno redditi disponibili per la tassazione. E lo Stato che fa? Aumenta le tasse per mantenere lo stesso gettito fiscale. Invece, nascono ancor meno imprese e molte di più preferiscono chiudere o emigrare, originando una ulteriore diminuzione dei redditi disponibili. La 'crisi' di cui sentiamo parlare tutti i giorni... è in parte dovuta a questa spirale negativa redditi-tasse.


Felicità
Enzo 

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